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Coltelleria Collini :: Guarda l'argomento - Lavoro in Italia...questo precario...
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capitano2
Maestro di spade e coltelli
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Registrato: Gen 03, 2004
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Località: Lonate Ceppino

MessaggioInviato: Lun 23 Gen 2006-13:47 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

combat ha scritto:
il problema dell'italia è la produttività del lavoro! questo è il succo!

ecco, adesso mi hai dato uno spunto per risponderti in merito a quanto detto prima:
tu hai detto che se la lira si svaluta pago più care le mat.prime perchè sono quotate in $...vero, ma bisogna vedere come va la moneta del Paese esportatore.
mettiamo che tutto il mondo (cosa non vera) abbia un costo MT uniforme.
bene, allora diciamo che il costo del prod. finito è:
Pf = Cmt + Ctr + Cmd + Ccomm + Ctrasp
ora i primi due termini poco si discostano, dato che :
Cmt (costo mat.prime) è uniforme per hp
Ctr (costo trasformazione) è conseguentemente uniforme, dato che principalmente ci si rifà al costo dell'energia, indi petrolio, indi $
Ctrasp (costo trasporto) come sopra
Cmd (costo mano d'opera) è fortemente dipendente dall'economia del Paese che lavora il prodotto, così come Ccomm;
ora se si guarda la caratterizzazione delle industrie italiane vediamo che da 30 anni a 'sta parte il carattere dell'industria tipo è dell'industria trasformatrice-distributrice, quindi Cmt conta poco in % nel Pf.
quindi se riesco a tenere basso Pf rispetto al Pf degli USA (per fare un esempio, ma anche Francia o Germania vanno bene come costo del Pf, non guardo la penetrazione nel mercato) esporto, e lo faccio mantenendo basso il costo in $ equivalenti della manod'opera, o pagando poco gli operai, o svalutando la moneta.
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combat
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MessaggioInviato: Lun 23 Gen 2006-14:17 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

guarda non ho capito la dimostrazione ma il risultato non lo condivido:

un aumento del prezzo delle materie prima comporta sempre e comunque un aggravio dei costi e dei prezzi sul mercato domestico, non solo l'aumento in caso di svalutazzione è doppio, uno per la svalutazione in se uno per l'aumento dei prezzi.
l'industria italiana è da sempre caratterizzata da produzioni a basso valore aggiunto e poco tecnologiche questo dimostra come prezzi di materie prime più alti comportino in percentuale aggravi sul prezzo del prodotto finito più significativi di chi ad esempio è produttore di processori per computer o televisori!

dal punto di vista delle esportazioni è vero (ma lo avevo detto pure io) che svalutare permetteva di essere più competitivi sui mercati internazionali ma a scapito dei consumatori nazionali che pagavano di più un prodotto di qualità più scadente (produzione nazionale) e di più un prodotto di qualità superiore (importazioni)
e non parliamo degli investitori esteri... è evidente quanto poco attraga gli investimenti un paese con moneta ballerina!

tutto questo senza considerare che una bilancia commerciale in attivo è dannosa come una bilancia in passivo le autorità devono perseguire il pareggio nel lungo periodo... da cui deriva che le svalutazioni competitive se dettate solo da logiche di carattere commerciale non hanno alcun fondamento che non sia quello di arricchire gli esportatori a danno della collettività!

riprendendo il discorso sindacati: l'attualità del caso alitalia è la dimostrazione di come i sindacati non lavorino a favore del cittadino ma apertamente contro gli interessi collettivi!
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"La scienza de l'arme consiste principalmente nella iustizia,
secondariamente ne la intelligenzia, terzo nell'uso"
Camillo Agrippa
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capitano2
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Località: Lonate Ceppino

MessaggioInviato: Lun 23 Gen 2006-14:24 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

non era una dimostrazione, era solo un modo sintetico per spiegare quello che mi era venuto in mente.
e poi scusa, non ho capito bene il discorso del valore aggiunto: se produco auto, parto dalla materia prima, a parità di massa, l'auto costa molto di più dell'acciaio.
anche per il tessile: i costi maggiori sono di trasformazione, è per quello che contro la Cina perdiamo in partenza.
che poi un quintale di televisori abbiano maggior valore di un quintale di calzini, è fuori di dubbio.
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combat
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MessaggioInviato: Lun 23 Gen 2006-14:50 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

il valore aggiunto è il valore che acquista il semilavorato in ogni fase del processo produttivo...

è il principio per cui un manager guadagna più di un operaio, in teoria il suo lavoro per quanto meno faticoso apporta più valore al processo produttivo

un processore è a più alto valore aggiunto di una mortadella!

il valore aggiunto ha a che fare con il prezzo finale solo in una economia perfetta e senza asimmetrie in cui prezzo è semplicemente la somma dei singoli costi e le materie vengono remunerate al loro esatto valore!

ho capito quello che intendi il prezzo di un prodotto finito dipende solo marginalmente dalle materie prime che servono per produrla, quindi se le svalutazioni aumentavano i costi di produzione lo facevano solo in minima percentuale...
la risposta è: in genere no ma dipende dal tipo di produzione (ad alto o basso valore aggiunto, dall'incidenza dei vari tipi di costo, e dal grado di concorrenza nel mercato dei prodotti finiti) e dall'entità dell'aumento!
se anche l'aumento dei prezzi fosse minimo sarebbe comunque un costo ingiusto da far pagare all'economia nazionale e una fonte di asimmetria per il mercato poichè il prezzo si sposterebbe dal naturale equilibrio di incontro tra domanda e offerta!
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MessaggioInviato: Mer 08 Mar 2006-22:08 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Sempre dal solito blog di grillo dal quale traggo tantissimo ispirazione per le mie valutazione su quello che mi succede intorno tutti i giorni:

Il post “Gli schiavi moderni” ha raggiunto i 3227 commenti. Hanno scritto ventenni, trentenni, quarantenni da tutta Italia. Situazioni critiche, penose, di mobbing, di salarielemosina.
Leggere i commenti fa stringere un po’ il cuore, soprattutto per ragazzi e ragazze con diploma, laurea, master che si ritrovano a lavorare, se ci riescono, sottopagati, senza garanzie, per pochi mesi. Senza nulla.

La legge Biagi va abolita, è una legge pensata dalla sinistra e approvata dalla destra. Una legge bipartisan.
Una legge che esternalizza il rischio dall’imprenditore al dipendente, ora trasformato in co.co.co e co.co.pro.
L’azienda va male? Il sottoccupatosottopagato va a casa.
L’azienda va bene? Altri tre mesi di sottoccupazione.

Nei commenti il principale lavoro disponibile per i neo laureati è il call center (a 3/5 euro all’ora) che, tradotto in italiano, vuol dire rompere la b..e a qualcuno al telefono per vendergli servizi non richiesti.
E’ questo il futuro che vogliamo? Fare i centralinistipiazzisti?
Basta con le vendite telefoniche. Basta con le prese per il c..o.

Cosa stiamo facendo? Esportiamo le industrie in Cina e ci teniamo i call center? Ma facciamo il contrario piuttosto.
Biagi è diventato un martire, un santino della sinistra usato dalla destra, ma questo da solo non è un buon motivo per tenerci una pessima legge con il suo nome.

Invito chi non l’avesse ancora fatto a raccontare la sua storia in questo nuovo post che rimarrà permanente con una bandierina sulla destra del blog.
Oltre ad inviare un estratto ai segretari di partito (avete notato che nessuno vuol parlare di questa legge?), sceglierò le testimonianze più importanti e le renderò disponibili gratuitamente sotto forma di libro on line con il titolo: “Gli Schiavi Moderni”.
Che spero diventi un best seller.

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MessaggioInviato: Gio 09 Mar 2006-1:38 am    Oggetto: Rispondi con citazione

quello che manca alla legge biagi è solo un suggerimento al datore di lavoro, e sarebbe:
"sei sicuro che istruendo di più e (ovviamente) remunerando meglio il lavoratore la tua impresa non possa andare meglio? sei sicuro che oltre ai capitali materiali e liquidi non esista anche il capitale e la risorsa umana da coltivare, crescere, e tenere ben stretta?"
questo in germania (ma anche qui in italia in certi settori ben specializzati) già lo si fa. anche negli altri settori andrebbe fatto.
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MessaggioInviato: Gio 09 Mar 2006-8:45 am    Oggetto: Rispondi con citazione

già però ci sono dei settori dove il "cervello" del lavoratore conta poco o niente, visto che deve solo spingere un bottone e la macchina fà tutto da sola, è un discorso antico, l'industrializzazione ha portato anche a questo.
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MessaggioInviato: Gio 09 Mar 2006-9:41 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Il mio discorso prescinde dall'orientamento politico, destra o sinistra, io dico che se non si mette il lavoratore nelle condizioni di "affezionarsi" al proprio lavoro con un posto a tempo indeterminato e con remunerazioni degne del ruolo ricoperto, non si avrà mai una forza lavoro efficiente e specializzata ma si avranno soltanto delle persone che pensano solo a portare a casa lo stipendio per quei tre miseri mesi con la testa già proiettata a cosa faranno i prossimi tre mesi.
Poi è ovvio che in certi lavori, come dice coltellinaio, dove basta spingere un bottone non puoi avere la pretesa di personale iperspecializzato, però questo oggi succede anche in quei settori dove, come dice capitano, la risorsa principale sarebbe la testa dell'individuo che però non la valorizza e non la sfrutta appunto a causa del precariato.
In Italia io penso che abbiamo delle potenzialità intellettuali non comuni, ragazzi che studiano ed escono dalle facoltà universitarie con un potenziale esagerato e che finiscono per lavorare di tre mesi in tre mesi magari in qualche mcdonald o roba del genere, e per questo poi "fuggono all'estero dove hanno molte più possibilità di farsi valere per quello che hanno imparato.
Questa legge biagi a mio avviso in questo modo è applicata solo per far si che sembri che i posti lavoro siano aumentati mentre invece non è così, il posto rimane quello ma viene suddiviso a più persone che lavorano meno nell'arco della giornata..........e questo potrebbe pure andare bene se poi ogniuna di queste persone non avesse uno stipendio da fame e l'icertezza di rimanere o no.
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MessaggioInviato: Gio 09 Mar 2006-14:17 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

secondo me lo scopo principale delle legge Biagi era quello di poter far lavorare più persone possibili, meglio lavorare di tre mesi in tre mesi piuttosto che rimanerne sei a casa senza lavoro, poi che qualcuno ne aproffitti per pagare poco un lavoratore trimestrale è solo uno sfuttamento della legge a proprio favore, la butto lì ma forse sarebbe meglio un periodo di sei mesi dopo i quali o assumi il lavoratore oppure per altri sei mesi non puoi assumere più nessuno, è solo un'idea
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capitano2
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MessaggioInviato: Gio 09 Mar 2006-22:46 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

il problema non credo sia nella legge: non ci guadagna nessuno a coercizzare il lavoro a tempo indeterminato (si tornerebbe alla stagnazione del lavoro di qualche anno fa); il problema è nella testa di chi assume, e pensa che sfruttare senza remunerare sia l'unico modo per rimanere a galla.
mio nonno diceva (e quanto aveva ragione!) che un dirigente può far fallire un'impresa prima del padrone.
il discorso è lo stesso, e mi dispiace ammetterlo ma la colpa è anche del sindacato: quando è stata fatta la parificazione dello stipendio per categoria si è eliminata automaticamente la meritocrazia, e quindi l'innovazione. mi sta benissimo avere una paga base per tutti, ma devono essere previsti incentivi alla produzione, all'innovazione alla competitività, non esagerati (in modo da non far scannare i lavoratori fra loro) ma di buon importo.
anche perchè spiegatemi perchè chi produce molto e con poco scarto deve essere stipendiato alla pari di chi non produce come lui?
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